Con la cerimonia di giovedì 16 novembre 2023 nello Studio Teologico della Basilica del Santo, gli eredi del pittore Enrico Schiavinato, le tre figlie Ilaria, Maddalena e Serena Schiavinato e il nipote Giulio Zanon, hanno ufficialmente donato alla Veneranda Arca di S. Antonio due Miracoli Antoniani dipinte dal Maestro: il Miracolo del piede risanato e del Miracolo del bambino affogato.
«Come Presidente della Veneranda Arca del Santo, ma ancor più come Rettore della Basilica di Sant’Antonio sono lieto e onorato di ricevere queste due opere del Maestro Enrico Schiavinato dalle Sue Figlie e dal Nipote. – conclude Padre Antonio Ramina – Mi hanno molto colpito: queste due raffigurazioni del nostro Santo suscitano in me una idea di semplicità e austerità, un’esperienza essenziale e profonda. Come in fondo è stata la vita di Antonio: ha sempre evitato le stranezze appariscenti e ha cercato la profondità del bene nelle cose semplici della vita, nell’austerità del quotidiano, e capace di prendersi cura di altri nell’essenzialità di un Bene che è dono verso il Prossimo. Una lezione di vita ancora oggi attuale, che ci giunge da una storia lontana otto secoli, ma che ciascuno di noi, nella propria quotidianità può ancora far propria»
La Veneranda Arca onorata dalla donazione fatta dalle figlie del pittore
«Non possiamo che essere grati alla famiglia di Enrico Schiavinato per aver scelto la Veneranda Arca di S. Antonio quale custode delle opere di un artista di tale valore. – sottolinea Fabio Dattilo, Presidente Capo Veneranda Arca di S. Antonio – È una donazione di cui siamo molto orgogliosi e che conferma nuovamente il ruolo dell’Arca quale ente di tutela e di promozione di opere che entreranno nella vita della Basilica e dunque della città di Padova. Dato il forte legame che ha sempre legato Schiavinato al Santo è per noi una naturale conclusione che i due Miracoli Antoniani trovino il loro spazio e la loro giusta collocazione».
«Con questa donazione – raccontano le tre figlie Ilaria, Maddalena e Serena Schiavinato e il nipote Giulio Zanon – esaudiamo un desiderio di nostro padre e nostro nonno, che non ha potuto realizzare mentre era in vita. Il legame che lo legava al Santo è sempre stato molto forte e risalente fin dalla sua giovinezza, quando, grazie alla sua una bellissima calligrafia, iniziò a collaborare con il Messaggero di Sant’Antonio scrivendo gli indirizzi sui bollettini postali della rivista. Un rapporto che si è ulteriormente consolidato con l’illustrazione di numerosissime copertine del Messaggero dei Ragazzi, recentemente portate in mostra. In qualche modo stiamo chiudendo un cerchio: riportiamo nostro padre in Basilica perché ci rimanga per sempre e perché la sua arte sia visibile a tutti coloro che visitino questo luogo Santo».
Grazie alla volontà degli eredi, la Veneranda Arca di S. Antonio, pone sotto la sua azione di tutela e valorizzazione, due esempi eccellenti della pittura di Schiavinato, un protagonista della pittura e dell’incisione padovana dagli anni del secondo dopoguerra sino agli anni Novanta.
Riportiamo nostro padre in Basilica perché ci rimanga per sempre
Nato a Padova, nel 1925, Enrico Schiavinato ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Venezia sotto la guida di grandi maestri come Breddo, Delogu, Saetti, Cadorin. Dopo aver insegnato in diverse scuole di ordine e grado, è poi approdato al Liceo Artistico dove ha insegnato figura fino al 1979.
Segnato dall’esperienza della guerra e dallo strascico di miseria e desolazione che lasciò dietro di sé soprattutto nelle campagne, l’artista, maturò una concezione della pittura come testimonianza, come denuncia, come sommessa celebrazione della fatica, del sacrificio, del dolore.
L’opera di Enrico Schiavinato
«Le sue figure sono raccolte entro campiture larghe, opache e scabre, sono figure asciutte, dai volti scavati, ma anche dure come la pietra, capaci di resistere alla sofferenza, di assegnarle un posto nelle vite senza soccombere. – sottolinea la critica d’Arte Virginia Baradel nell’illustrare la poetica del Maestro – Le ombre volgono al nero, ma una tavolozza calda si riversa nei colori del giallo e dell’arancione acceso di pannocchie, di zucche, di girasoli; nel chiaro dei lembi di camicie, bende e luci di lanterne»
Al centro è molto spesso la figura femminile: la madre che tace, che pensa, che forse sogna; la madre giovane che, pur nella magrezza senza sorriso, allatta il foglio e la mater dolorosa che piange il figlio morto. Madre che è tutt’uno con la terra, il raccolto, i muri calcinati del casone della bassa padovana, la cena frugale.
«Una sacralità della povertà che trova eco nei dipinti a soggetto religioso come i due quadri “Miracolo Antoniano”. Due esempi eccellenti della pittura di Schiavinato dove l’essenzialità e intensità cromatica delle figure si accompagna ad un’espressività concentrata, potente, destinata sopra ogni altra cosa al bene, a sanare, a sollevare dal dolore e financo dalla morte».
Per informazioni
Veneranda Arca di S. Antonio
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